Quaresima e digiuno

  1. Parto da un presupposto. Il cristianesimo è buona notizia, dolce musica, e peso leggero di Dio in Cristo a un mondo amato, a cui i discepoli di Gesù sono inviati non come dito che condanna ma come memoria, annuncio testimonianza che è possibile un esserci altrimenti, nella bellezza perché evangelico. L’interrogazione su e dove va il mondo è legittima e necessaria, ma è strettamente connessa al dove va la coscienza ecclesiale, la consapevolezza del dover essere sale e luce nel e per il mondo, a cominciare dai fazzoletti di terra che abitiamo.

  1. E’ in questa ottica che vanno rivisitati i tempi liturgici, momenti di grazia nel loro essere risveglio della coscienza alla propria responsabilità nella storia non privarla del sapere –sapore di Cristo dei Vangeli, Anche se non se ne accorge, verrà il tempo che ne avrà sete, importante è che qualcuno abbia conservato acqua e vino buoni. Così Quaresima in questo tempo di crisi sociale e ecclesiale va vista come una opportunità, l’intraprendere il grande viaggio verso l’essenziale nella convinzione che vale ciò che resta e resta ciò che vale, il Vangelo. Nella fierezza del riscoprirsi resistenti, eversivi, controcorrente e stranieri a vantaggio della terra che abitiamo conservando viva la memoria del primato dell’interiorità nel tempo della superficialità, il pellegrinaggio verso la cavità del cuore a individuarvi chi e che cosa lo abita, il che suppone recupero del silenzio e della capacità di abitare con sé. E ancora conservando viva la memoria del primato del desiderio nel tempo delle voglie, quella sete nascosta di pervenire alla “ propria visione di essenza”, alla propria verità in cui sta la propria felicità. E del “ primato del Vangelo” che assecondando il desiderio del tuo cuore, fa di te un figlio in rapporto al cielo, un fratello in rapporto all’uomo, un custode in rapporto al creato, un erede in rapporto al regno. Una buona notizia.

  2. Una pagina questa delle tentazioni, davvero cruciale e sempre attuale nel suo porre la domanda essenziale al Cristo stesso: “ Dove sei?”, e chiara è la sua risposta: nel Padre l’adorato, l’ascoltato e il non messo alla prova. Il suo determinante e la sua collocazione da cui discernere il politico, l’economico e il religioso. E dalla Chiesa: “ Dove sei?” . Il vincitore della tentazione è il suggeritore della risposta: “ Rimanete in me” (Gv 15,4) “ Nel mio amore ” (Gv 15,9-10), “ Nella mia parola” ( Gv 8,31). L’essere nel Vangelo è la giusta collocazione della Chiesa e del cristiano, la sua cosa, che fa di essa nella compagnia degli uomini terra che adora, che ascolta e che ama prolungando su tutti e su tutto lo sguardo di fiducia, di speranza e di amore del Padre in Cristo. Terra che sa valutare il politico, l’economico e il religioso a partire dall’altezza panoramica del Vangelo e della leggerezza data dall’essere sciolta dalla seduzione –illusione il cui nome è potere politico, economico e religioso senza il quale si finisce per non contare e per non farsi valere. Ovvio, a fin di bene, si dice. Le tentazioni sono sempre raffinate e la fatica attuale della chiesa si gioca molto a questo livello, dal fascino del potere a un servizio libero e franco dotati della sola forza del Vangelo.

  3. Il cammino dell’uomo nella esperienza cristiana è un mai concluso esodo verso la terra promessa di un pensare , sentire e vivere secondo Cristo. Svuotandoci sempre più del suo contrario, tradizionalmente i sette vizi capitali altro non sono che la distorsione del rapporto con il mangiare (gola), con il corpo (lussuria), con l’avere ( avarizia), con il tempo e lo spazio ( accidia, disamore o noia), con gli altri ( ira , invidia) e con Dio (orgoglio, superbia). Un cammino quotidiano di morte dell’uomo vecchio e di nascita dell’uomo nuovo, il conforme a Cristo, a cui si dice si perché ci è stato dato comprendere che è bello, giusto e dignitoso sognare di divenire creature a quell’altezza, figli in relazione al cielo, fratelli in relazione al prossimo, custodi in relazione al creato, eredi dell’eterno. Un umano bello e buono sotto il sole. Solo il volersi così rende possibile il volersi liberati da tutto ciò che lo impedisce, un opera di cesellatura tesa all’apparizione della propria forma modellata su quella di Cristo. Quaresima come opportunità dell’imparare a muoverci sempre dal positivo, il divenire creature somiglianti a Cristo, e a leggere la lotta che ne consegue come risposta a una grazia non a basso prezzo. Le cose belle costano. Una opportunità per una riscoperta e una rivisitazione della “ correzione fraterna”, un aiutarci reciprocamente a limare ciò che offusca in noi il proprio vero volto. Novità assoluta in un mondo dominato dalla iocrazia personale e di gruppo e dalla libidine della merce, idoli generatori di una cultura dell’indifferenza, della competizione esasperata e dell’inimicizia fino a decretare, dopo quella di Dio, la morte del prossimo. Qui si deve porre , nonostante le difficoltà, la differenza cristiana.

  4. Digiuno: perché? Perché attraverso questo piccolo gesto vengono aperti orizzonti inediti, non soffermarsi al fenomeno in sé, né esibito né letto come merito, ma ai suoi significati. Ne ricordo alcuni. Perché digiuni oggi? A segno di un’altra fame : “ Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio” (Mt 4,4). Il digiuno ricorda la mia fame di senso e come solo una parola di sete e di luce la può colmare. Perché digiuni oggi? A segno di un’altra fame : “ Beati gli affamata e gli assetati di giustizia” ( Mt 5,6); “ Questo è il digiuno che voglio : sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi… dividere il pane con gli affamati , introdurre in casa i miseri…senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne “ Is 58,6-7) una fame e sete che spinge Papa Francesco nella Evangelii Gaudium ai quattro no: “ No ad un economia dell’esclusione”, “ No a una nuova idolatria del denaro”, “No a un denaro che governa invece di servire “, “ No all’iniquità che genera violenza “. Perché digiunare oggi? A segno di un’altra fame, il desiderio di leggere bene il pane, l’acqua, l’olio, il vino, il sale… Essi sono un dono che viene incontro alla mia fame, dono da ringraziare, dono da usare con sobrietà, dono da condividere, il “pane come il “padre “ è nostro, dono da cui imparare: diventa tu all’altro pane alla sua fame, acqua alla sua sete, olio alla sua ferita, vino alla sua tristezza, sole al suo voler sapere. Perché digiuno oggi? A segno di un’altra fame , la lontananza dell’Amico: “ Quando sarà loro tolto lo sposo allora digiuneranno”(Mc2,10). Aspetto umanissimo, mi manca l’amato -l’amata del cuore, non ho neppur voglia di mangiare. Per i cristiani è la nostalgia della compagnia e del volto di Gesù il Risorto, pasto pieno sarà nel faccia a faccia. Quel piccolo gesto del digiuno, compreso in ciò che vuol dire, non solo riassume il come vivere il tempo di Quaresima ma introduce al cuore del cristianesimo: la compagnia degli amici del Signore, suoi uditori, prolungamento della sua passione d’amore per il povero mondo, lettori della tavola e del creato come dono, attesa del suo volto.

Giancarlo Bruni

Eremo San Pietro alle Stinche

Quaresima 2019

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G. L.
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